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Atti, I° convegno sul ballo popolare salentino

GUARDA COME BALLA

trasformazioni ed innovazioni della pizzica salentina

(con presentazione del libro omonimo di Katya Azzarito)

Officine culturali, con il progetto di ricerca "VIAGGIO ATTRAVERSO LA MUSICA POPOLARE", tenta di fare chiarezza nell'enorme confusione che si è venuta a generare nel mondo della musica popolare salentina, per dare l’opportunità alle nuove generazioni di avere un quadro chiaro. Perlomeno se seguono questa moda, come è stata definita da molti studiosi, che lo facessero con la consapevolezza di ciò che stanno facendo. Questo "Incontro" è dedicato al ballo popolare...

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Atti, convegno sul tamburello 2017

LU TAMBURRIEDDHU MEU

Storia e confusione

Il tamburello, simbolo per antonomasia della cultura popolare salentina, è probabilmente uno degli strumenti più antichi tra quelli attualmente in uso nella musica popolare, ed è diffuso in tutto il Mediterraneo meridionale, nonché in paesi che abbiano subito colonizzazioni da parte di civiltà mediterranee.  Abbandonato dal secondo dopoguerra, torna alla ribalta con la riscoperta della musica popolare salentina, fino ad una vera e propria esplosione nel nuovo millennio, esplosione, che inevitabilmente ha generato caos. Dove ci porterà questo caos?

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Atti, convegno sul tamburello 2016

LU TAMBURRIEDDHU MEU 

una battaglia per il futuro

Se stiamo invece alle fonti del ‘900, e in particolare alle registrazioni storiche, vediamo che, sempre per quanto riguarda i tamburelli, le tecniche per suonarli erano tutte differenti tra loro, e non solo, sono tutte a loro volta differenti alla “vulgata” del tamburello, cioè quel terzinato che scandisce il ritmo uniforme, con pochissime variazioni, il modo in cui oggi suonano tutti; bello per carità, accompagna bene il ballo, non è questo il punto, ma prima c’era una diversità e una ricchezza, anche tra paese e paese, nella tecnica tradizionale che oggi abbiamo completamente perso... (Vincenzo Santoro)

Con la mia ricerca, dal Gargano al Capo di Leuca, mi si è aperto un mondo, ho trovato tantissimi modelli di tamburo, tantissimi modi di suonare, sempre ovviamente connessi al ballo, tantissimi modi di fare i piattini tantissime dimensioni caratteristiche correlate al modo di suonare. Per esempio nel Gargano ho trovato un modello che non ha l’impugnatura, quella fessura laterale per poterlo impugnare, perché il modo si suonare di quella zona richiede quella caratteristica. Invece a partire dall’Alta Murgia, cominciando da Matera, che è in Basilicata ma culturalmente vicina alla Puglia, dove si usavano tamburi molto grandi (con diametri superiori ai 40 cm) con piattini molto grandi, (oggi, però,si sono diffusi i tamburi dell’entroterra Lucano) , fino al capo di Leuca non ho mai trovato tamburi senza l’impugnatura a fessura... (Giovanni Amati)

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Atti II° convegno ballo popolare salentino

Guarda Come Balla 2018

GUARDA COME BALLA

cos'è cambiato?

Nell’altro convegno di due anni fa abbiamo visto che …Gli anziani, quelli rimasti ricordavano ben poco, visto che oltretutto non la praticavano da tempo. Però abbiamo anche visto, che qualcosa è rimasto, un po’ nella memoria, un po’ in qualche raro filmato, molti ricercatori hanno lavorato per ricreare un ballo che risulta però fortemente cambiata. Abbiamo anche sottolineato che la forte richiesta da parte dei turisti, aveva indotto molti a cimentarsi ad insegnare o semplicemente a mostrare come si balla, anche se in verità non erano degli esperti, questo ha generato un altro neo, ossia un ballo fortemente contaminato, perché chi si lancia, in queste imprese, è sempre chi ha comunque esperienze con altre danze, molte volte, non sapendo come comportarsi, mischia passi che non centrano…  (Antonio D’Ostuni)

… quando Pino Gala iniziò le sue ricerche in Salento, intorno agli anni 80, l’età media degli esecutori di questa danza era elevata, dai 70 anni in su, quindi in seguito è stato sempre più difficile trovare testimonianze e dimostrazioni che fossero fedeli alla danza originale. Per citare una frase di Pino Gala, “i giovani che hanno ripreso e fatto rinascere la pizzica, erano rimasti orfani e si sono inventati qualcosa e in questo sono anche giustificati, la cosa importante è dire che è un nuovo modo di ballare e non tradizione”… (Katya Azzarito)

…La distinzione tra accademici e popolari è vergognosa, perché declassa delle persone e da per scontato che queste persone non fanno niente seriamente, senza interesse e senza professionalità. Il danno è stato perpetrato, non si può interpretare un ballo con un’altra danza, si deve codificare quello che è, le altre danze sono state studiate molto tempo prima dell’avvento di internet, il flamenco è stato diffuso grazie a Gaves, la pizzica grazie a Edoardo Winspeare e all’Officina Zoè. (Maristella Martella)

…a differenza delle mie colleghe, sono molto fortunato, agli inizi della mia ricerca sapevo di avere a che fare con dei maestri, e potevo attingere direttamente da loro ogni segreto del ballo, ciò che sono riuscito a recuperare è esattamente ciò che loro conoscevano, perché a differenza del ballo tradizionale, io ho avuto a che fare con un ballo ancora vivo. Proprio per questo quando vado in giro a presentare la Danza, sono felice che loro siano al mio fianco, orgoglioso di mostrare a tutti gli ultimi tenutari di questa danza con tanto di codice e proprie gestualiutà e se a volte possiamo essere confusi o avere pregiudizi, la ricchezza vera sta proprio in quello che fanno. (Davide Monaco).

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